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28.2.05


don't know why ...



Vagano come meteore immagini e idee. Sono scie di reattori che sfumano piano. Il vuoto d'aria di commozione che l'altra notte t'ha tolto il sonno è già svaporato. Il teatro vuole, può, deve andare oltre. E assorbi - quasi batuffolo idrofilo - le emozioni degli altri, e ti addossi peso, e amore, e rimpianto, e sospesa tristezza. I chilometri fuggono sotto i pedali. E poi, la spugna sulla lavagna: un sorriso sdentato, bufferia istriona e cialtrona, un muso messo su ad arte, un coretto stonato fra morbide coccole. Und alles vergeht ...


22.2.05


Sieben Jahre Erinnerungen


Una ragazza spaesata metteva piede a Lecce, qualche anno fa, con la certezza di dover rimanere. Le piacevano tante cose. La città, bellissima e tranquilla. Le persone, cordiali e comunicative. La luce, una luce da isola greca, intensa e diffusa. Muovere i primi passi fu incredibilmente facile. Trovò subito casa, un appartamento a una manciata di passi dal centro storico. Una casina tutta bianca, dentro e fuori (per la pietra leccese in cui era costruita), fatta di finestre enormi e soffitti altissimi, piena di luce. Si iscrisse a scuola-guida, lei che fino allora aveva avuto paura a mettersi dietro un volante. Conobbe, nel volgere di pochi mesi, alcune persone che l'avrebbero (silenziosamente e con affetto) seguita e sostenuta negli anni a venire. Ma il pensiero di quel ragazzo del nord, lontano lontano, le affollava spesso la testa. E a tormentarla il crudo morso della nostalgia...



21.2.05


Motivi ricorrenti



Si fa un gran parlare di Chatwin. O dei Diari della motocicletta. Ora mi ritrovo in mano, invece, i Carnets di Saint-Exupéry (Gallimard 1994, Bompiani 2000): un vero blog ante litteram, pieno di spunti e di riflessioni (a volte solo approssimate, a volte enunciate e svolte). Getto l'occhio sugli appunti e mi attrae questo 'pre-post' (evvai con gli ossimori), dal titolo L'uomo e la foresta: E quando non ci sarà altro che l'uomo, l'uomo si annoierà tremendamente. Ha già perso contatto con la belva (piacere di ritornare dalla vera caccia) e, in parte, con le forze della natura (civiltà urbana) ed ecco che trasforma il pianeta in una terra da ortaggi. Si dimentica di fare risalire a questa origine i problemi sociali (estensione della razza umana, poi di una razza tra le razze). Devo dire che di esso mi turba più il non detto che il detto. Dixi.


17.2.05


Son consolazioni!


... come dice tale Rudolf Arnehim in Entropia ed arte, il disordine non è l'assenza di qualsiasi ordine, ma, piuttosto, lo scontrarsi di ordini privi di mutui rapporti. L'ho letta sulla retroetichetta di una bottiglia di birra danese. Non è confortante? Da quando lo so vivo meglio.


(da Santo Piazzese, I delitti di via Medina-Sidonia, Sellerio 1996). Da quando l'ho capito (cioè ieri pomeriggio) vivo meglio anch'io ...




11.2.05


L'assoluto femminino




Non è molti anni orsono che gli studiosi si sono imbattuti in questa specie di miracolo. Correva l'anno del Signore 1983. Nell'Hunan, una regione nel sud della Cina, viene alla luce una sorta di 'codice segreto', il Nu Shu. Le donne di etnìa Yao (l'altra etnìa prevalente in Cina è la Han), parte di una società appena più evoluta di quella tradizionale feudale cinese, avevano inventato, nei proprii angoli di emarginazione domestica, una loro lingua, scritta e orale. E dato vita a una scrittura segreta, tutta al femminile. Completamente ignorata dagli uomini, sia nelle modalità di trascrizione che in quelle di trasmissione. Il tutto favorito da una qualche maggiore autonomia delle donne nella società Yao, dove la discriminazione tra sessi non era perseguita in modo rigoroso e mitigata da pratiche matrimoniali meno intensamente patriarcali rispetto a quelle vigenti nella stirpe Han. Il 'codice' Nu Shu, trasmesso attraverso supporti effimeri (come ventagli, quaderni, stoffe da ricamo), ha lentamente preso piede ed ha avuto scrittrici e insegnanti a trasmetterlo. Purtroppo va subendo la stessa sorte dei dialetti presso quasi ogni lingua moderna: l'ultima donna in grado di parlare correttamente il Nu Shu, Yang Huanyi, è scomparsa da poco - e la tradizione di questa miracolosa 'lingua di genere' va trascolorando. Ho cercato invano in rete la traduzione di qualche canzone Nu Shu, a testimonianza della scarsa notorietà di un fenomeno, invece, di importanza epocale. Una delle poche esperte sul punto è la sinologa Marta Marsili: sue le informazioni reperibili qui. Credo che sarebbe importante - per tutti - saperne di più.


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